TRA NUOTATE E MASSAGGI UN SORSO DI VINO “BIO”
L’agriturismo “I Tre Poggi” è abbarbicato sulle colline di Canelli, su quei crinali da moscato che hanno già il sapore, e le pendenze, della Langa.
E’ un vecchio casale sapientemente ristrutturato che dispone di quasi tutti i servizi. C’è una SPA da grand hotel, una piscina affacciata sui vigneti, 12 camere, un ristorante e 4 ettari di vigneto.
A mandare avanti l’attività ci pensa Massimo Argonauta, 45 anni, di Isola d’Asti, cittadino del mondo, tornato in patria per toccare la terra. In effetti di terra da “coccolare” ne ha. Circa 4 ettari di vigneti coltivati secondo i dettami dell’agricoltura biodinamica, “che non vuol dire nulle di più che tornare a ripercorrere le orme dei nostri nonni”, spiega divertito.
Tradotto in parole povere, senza scendere nei dettagli esatti della disciplina, sta a significare escludere la chimica dall’agricoltura. “E non solo” aggiunge. “Anche in cantina si deve aver rispetto. Non aggiungiamo lieviti, pochissima solforosa, sotto i 0.50 per litro, e imbottigliamo seguendo lune e giorni favorevoli”. Il risultato è un vino buono “senza tracce di pesticidi”. Si, perché non avvalersi della chimica, di diserbanti o insetticidi ad esempio, libera il vino “da oltre 200 sostanze nocive. Non sono io a dirlo ma analisi di laboratorio. I miei campioni danno come risultato zero. Altri, che io sappia sono vicini al 200”.
Ventimila bottiglie l’anno divise tra 4 etichette. In carta c’è Barbera, Moscato, Dolcetto e Freisa. “Si possono bere nel nostro ristorante oppure, se si vuole fare un solo giro, , comprare in enoteca a 10.00 Euro. Stesso prezzo per ogni bottiglia, così non complichiamo le cose”.
Parlando di prezzo, Massimo; vuole subito fare una precisazione. “Il mio vino vale non certo perché è solo biologico. C’è tanto lavoro dietro. Tanti sacrifici incentrati solo sulla qualità”. Un esempio su tutti è la resa per ettaro delle vigne di Barbera: 60 quintali, invece che i 100 previsti dal disciplinare, vendemmia in cassette ed una pre vendemmia per avere la base di fermentazione naturale. E il mercato apprezza. Il 50% del prodotto si vende in casa. A chi si siede al ristorante oppure a chi si vuole portare a casa un ricordo dei Tre Poggi ed il resto se lo gioca sul mercato, globale, come tutti, in quanto “l’altro 50% va in Canada, Giappone, Filippine e Stati Uniti”.
Insomma quella di Massimo Argonauta è una cantina che non si accontenta di fare vino bio ma lo vuole fare biologico, biodinamico ma soprattutto biobuono!